Recentemente ho letto di uno studio importante condotto su un crostaceo che tanto mi sta a cuore per la sua simpatia e la sua fedele
presenza in moltissime immersioni. Il crostaceo è il paguro e la ricerca, svolta da un gruppo di ricercatori dell'università di Playmouth, guidati da Mark Briffa, ha indagato sulle attitudini caratteriali di questa specie.
Lo studio è durato sei mesi, durante i quali sono state esaminate le reazioni dei paguri di fronte a stimoli inusuali.
In pratica, si è misurato il coraggio di diversi individui, con risultati sorprendenti: i paguri dimostrano infatti una buona varietà di attitudine tra animali che, pur avendo un sistema nervoso definito "primitivo", riescono a sviluppare comportamenti personali.
Sono state evidenziate differenze tra popolazioni di paguri cresciute in diverse località e pare che ci sia una predisposizione all'apprendimento, una sorta di cultura locale. Durante un'immersione notturna capitava spesso di trovare l'amico Bernardo con la sua conchiglia e la sua nutrita collezione di attinie da portare a spasso.
Oggi, anche se con meno frequenza, il paguro è ancora uno dei crostacei maggiormente diffusi e la sua simbiosi con l'attinia lo rende uno dei personaggi del mare forse più noti, insieme al cavalluccio, il delfino e la stella marina (gli animali del mare che conosciamo per primi sui libri di scuola).
Sott'acqua, il paguro è una specie molto interessante da osservare e, per capire qualcosa su di lui, è necessario immergersi di notte.
Di giorno infatti ama ripararsi entro cavità e anfratti al riparo dalla luce ed è poco disponibile all'approccio.
Centinaia sono le specie di paguri esistenti, ma Bernardo rimane il paguro per eccellenza, il degno rappresentante di una grande famiglia.
A differenza dei cugini gamberi e dei granchi, presenta un addome molle e deve ricorrere all'uso di una conchiglia abbandonata sul fondo in seguito alla morte di un mollusco per proteggere la parte posteriore del suo corpo da eventuali malintenzionati.
Con la crescita quindi, il paguro deve mettere in conto sia la muta, che deve fare come tutti i crostacei, sia il cambio progressivo di conchiglia, che deve essere sempre più grande e proporzionata alle dimensioni dell'animale.
L'addome presenta appendici rudimentali adattate all'aggancio alla conchiglia nella quale il paguro vive.
La scelta della conchiglia, per il paguro, è molto importante.
Ho inserito più volte dei paguri in acquario, offrendo loro alcune conchiglie vuote, per osservare il criterio di scelta adottato.
La leggerezza della conchiglia è sempre un parametro che considerano con cautela, visto che le conchiglie più sottili sono più facili da trasportare, nonostante siano anche più facili da frantumare da parte di un eventuale predatore.
Sono frequenti i casi in cui i paguri ricoprono la propria "casa" con strutture mimetiche o difensive, come spugne o celenterati, e l'esempio più frequente è proprio la simbiosi, molto nota, con l'attinia Calliactis parasitiaca.
La convivenza tra queste due specie diverse, il paguro e l'attinia, è un particolare tipo di scambio (protocooperazione) che assicura vantaggi e benefici ad entrambi: le cellule urticanti dell'attinia offrono protezione al paguro da eventuali nemici mentre l'attinia ottiene avanzi di cibo, dispersi in acqua dal crostaceo durante il pasto, ed ha la garanzia di spostamenti frequenti da un luogo all'altro grazie alla locomozione attiva del paguro stesso.
L'attinia, se disturbata, emette le aconzie (quei caratteristici filamenti bianchi) urticanti. Come fiori decorativi, le attinie dividono lo spazio disponibile sulla conchiglia pagurata conferendo un aspetto insolito e molto bello all'animale visto nel suo insieme.
Quando il paguro cambia conchiglia vi trasferisce piano piano le sue attinie, una alla volta, con cura e dedizione: un vero lavoraccio! Se osserviamo un paguro di discrete dimensioni nel suo ambiente, di notte, mentre si muove intento nella caccia, lo vedremo in tutto il suo splendore trasportare con disinvoltura la sua pesante abitazione, sormontata dalle attinie. Queste ultime, in numero variabile da una a quattro o cinque (in casi rari anche di più), si presentano eleganti, come pennacchi fioriti, e quando sono anche di diversi colori il risultato finale è una combinazione fantastica.
Esistono due famiglie di paguri: i Diogenidi, con chele uguali o più sviluppata quella sinistra, e i Paguridi, con chela destra più grande.
Esaminiamo le specie più diffuse nel nostro Mediterraneo, cioè quelle che possiamo incontrare sott'acqua con un po' di fortuna e un pizzico di attenzione.
Abbiamo ormai conosciuto il Dardanus arrosor, il nostro amico Bernardo, il più grande di tutti (carapace fino a 6 cm. e oltre); all'estremità dei peduncoli oculari gli occhi neri ed espressivi (forse l'espressione è una mia fantasia), molto mobili, mi consentono di cogliere gli sguardi curiosi del più simpatico tra i crostacei.
La chela sinistra è la più grande e robusta e i suoi movimenti sono frenetici tanto che il paguro sembra avere sempre da fare (in acquario è capace di smontare tutto quello che trova…).
Bernardo vive bene a tutte le profondità, da pochi metri fino ad oltre 500, con preferenza per i fondi rocciosi e detritici. In notturna sui fondi mobili dello Stretto di Messina, mi è capitato di incontrare saltuariamente anche un piccolo paguro che non supera i 2 cm., di colore rosso intenso.
Si tratta di Paguristes eremita, i cui occhi sono azzurro pallido e i peduncoli oculari giallo-arancio.
Si rinviene spesso su fondi molli, dove occupa conchiglie ricoperte da spugne o da celenterati.
Le spugne appartengono per lo più al genere Suberites e, poiché sono in grado di sciogliere i carbonati, è possibile trovare degli esemplari di questo paguro che vivono ospitati ormai unicamente dalla spugna.
Molto frequente, specie sui fondi misti con prevalenza di diversi tipi di detrito che tanto frequento durante le mie notturne, è invece il Clibanarius erythropus, un paguro marroncino o verdastro, con macchie azzurre sui chelipedi e con pereiopodi striati di rosso, blu o bianco.
I peduncoli oculari sono arancioni o rossi e gli occhi spesso chiari, quasi celesti.
La caratteristica di questa piccola specie è la colorazione scura sulla quale risaltano i peduncoli arancioni, che osservati da vicino rendono la specie certamente degna di essere fotografata nel dettaglio.
Diogenes pugilator, tipico di fondali sabbiosi, presenta invece un colore molto simile alla sabbia e chelipedi asimmetrici, con il sinistro più grosso del destro, più sviluppato nel maschio rispetto alla femmina.
Tale arto è utilizzato dai maschi soprattutto durante il periodo riproduttivo, per difendere la femmina conquistata; simultaneamente, la femmina è trattenuta per la conchiglia con l'altra chela, la più piccola, e sovente capita di osservare una buffa situazione in natura: lo spettacolo è assicurato, e la fuga del maschio con la femmina "alla mano" è qualcosa di indescrivibile. Questi piccoli paguri trascorrono molto tempo sotto la sabbia, filtrando acqua continuamente, sia per ossigenare le branchie sia per raccogliere alimenti vaganti in sospensione; questa specie predilige conchiglie di molluschi di piccole dimensioni e ho notato con frequenza conchiglie di Naticarius, che sembra vadano a genio al paguro, anche se la scelta della conchiglia spazia comunque tra molte altre tipologie, di dimensioni comunque proporzionate all'addome del crostaceo.
Un altro piccolo paguro, ma di un colore rosso intenso, è il Calcinus tubularis, anche lui con chelipede sinistro più grosso del destro, e con peduncoli oculari rossi molto lunghi.